Ultimati i lavori del nostro presidio sanitario Ora possiamo cominciare!

Continuiamo così: facciamo del bene! in Costa d'Avorio e ovunque necessario

23 settembre, eccomi di nuovo pronta per partire per la Costa d'Avorio, anche se parenti e amici mi manifestano un po' di perplessità a causa della minaccia del virus di cui tanto si parla negli ultimi mesi, la famigerata Ebola. Io sono abbastanza tranquilla perché mi è stato confermato che l’epidemia resta attualmente circoscritta in tre paesi dell’Africa occidentale, cioè Sierra Leone, Guinea e Liberia mentre in Costa d’Avorio non sono ancora emersi casi. Però in effetti, strada facendo, mi accorgo che l’allerta è anche lì alta.
Già in aereo, prima di atterrare in Abidjan, noi passeggeri siamo tutti invitati a riempire un modulo informativo che chiede, tra l'altro, se abbiamo febbre, se avvertiamo alterazioni di qualche tipo e se siamo stati in contatto con persone malate, una procedura che stranamente non incontrerò a Parigi, in occasione dello scalo del mio rientro a Roma.
Giunta in aeroporto ad Abidjan, ancor prima del controllo del libretto delle vaccinazioni e del passaporto, vengo accolta da alcuni operatori sanitari dotati di mascherina e guanti che mi fanno misurare la temperatura e mi invitano a lavarmi le mani con un gel antibatterico. Mi informano anche che ci sono circa 2.500 militari lungo le frontiere per evitare migrazioni.

Da lì a breve resto sorpresa, ma in modo positivo, vedendo dei manifesti informativi sull’Ebola che avrei poi ritrovato durante tutta la mia permanenza, sia con testo che con immagini per chi non sa leggere, affissi in qualsiasi luogo pubblico, come uffici, ministeri, comuni, chiese, etc. (ve lo ripropongo in queste pagine).
Il testo spiega i sintomi dell'Ebola, come febbre improvvisa, affaticamento, mal di testa, nausea, vomito e diarrea (gli stessi sintomi della malaria), seguiti poi anche dalla tosse ed emorragie/sanguinamenti dagli orifizi e invita la popolazione a recarsi urgentemente, in presenza di tali sintomi, presso il presidio sanitario più vicino. Il manifesto illustra inoltre le modalità di contagio: caccia, macellazione e consumazione di animali selvaggi contagiati (come scimmie, gorilla, scimpanzé, antilope, pipistrelli, istrici, etc.) e il contatto diretto con i liquidi organici (sangue, sudore, escrezioni, saliva, sperma, urina) di persone infette sia vive che decedute. Seguono le misure di prevenzione, che consistono nell'evitare questi modi di trasmissione, suggerendo di non salutarsi dandosi le mani e lavarsele spesso con il sapone. Noto quasi subito che il messaggio sta funzionando: vedo che nessuno porge più la mano all'altro, neanche durante la messa, né vedo baci (una volta molto importanti nel “cerimoniale” quotidiano) e in qualsiasi ufficio e su qualsiasi scrivania si trova il gel antibatterico a disposizione di chiunque. Come di consueto, la mia missione in Costa d'Avorio inizia con un incontro con Sua Eccellenza l’Ambasciatore d’Italia Alfonso Di Riso, il quale mi accoglie come sempre con grande gentilezza e amicizia e con il quale ci soffermiamo a discutere della situazione del paese sia a livello economico e politico che ovviamente sanitario, dei nostri progetti umanitari in corso e del mio programma dei prossimi giorni.
Gli presento anche i progetti economici che intendo promuovere in Costa d’Avorio sui quali, con la sua acclarata esperienza, mi concede il suo parere e i suoi preziosi consigli. Anche questa volta, i miei impegni nel Paese sono molteplici enel Paese.
Mi consegnano una nutrita relazione e alcuni documenti originali però apprendo che, a causa delle lentezze burocratiche, siamo ancora in attesa di altri documenti, tra i quali l’autorizzazione definitiva per l'apertura del nostro ospedale.
In proposito, vengo informata dal Ministero della Salute che non vengono concesse autorizzazioni a nessuno da più di 5 anni (e qui mi sento un po' confortata, comprendendo che non si tratta di un problema legato a noi), ma che nel frattempo possiamo operare tranquillamente avendo ottenuto sia il certificato di conformità che l’attestato di riconoscimento da parte del Ministero della Salute.
Eppure avevo già incontrato nel 2012 per almeno due ore la Ministra della Salute in persona, insieme a Sua Eccellenza Janine Tagliante-Saracino, Ambasciatore della Costa d’Avorio in Italia, che ha molto a cuore il nostro progetto di Songon e con la quale sono molto amica; nella circostanza, lei aveva promesso di sbloccare la situazione al più presto. Ho anche incontrato in passato diverse volte il suo Direttore del Gabinetto ottenendo le stesse promesse. Evidentemente ora sarà questa la mia priorità.

Ma non l'unica. Un'altra priorità sarà il riconoscimento della ONG italiana da parte del Ministero degli Affari Esteri. Mi spiego meglio: la ONG Missione Futuro Côte d’Ivoire è già da molti anni riconosciuta ufficialmente dal Governo della Costa d’Avorio con tanto di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, ma per avere i privilegi cosiddetti diplomatici come lo sdoganamento gratuito dei containers, la targa diplomatica che agevola nei posti di blocco, la benzina con lo sconto del 50%, ed altre facilities, è necessario ottenere il riconoscimento della ONG italiana stessa.
Una procedura che ho già iniziato l’anno scorso seguendo un iter piuttosto complicato, che mi ha visto prima alla Questura per la sicurezza con tanto di rilevamento di impronte digitali, compilazione di vari moduli, consegna di curriculum vitae, etc. e poi alla Prefettura. Grazie a Dio, tutto ha avuto esito positivo. Ora, però, la pratica risulta "bloccata" al Ministero degli Interni, Dipartimento Amministrazione Territoriale e dovrà poi passare al Ministero degli Affari Esteri.
Il Ministro della Funzione Pubblica e della Riforma Amministrativa Cisse Ibrahima Bacongo che avevo già conosciuto a Roma e che è in possesso di tutta la nostra documentazione, a suo tempo mi aveva manifestato meraviglia e perplessità rispetto agli ostacoli burocratici che stiamo incontrando e aveva promesso la sua assoluta disponibilità.
Ora lo incontro ad Abidjan dove mi accoglie calorosamente e, dopo aver fatto insieme il punto della situazione, mi fissa direttamente dal suo cellulare tutti gli appuntamenti necessari al mio scopo, sollecitando i vari interlocutori.
Tra gli altri, mi fa ottenere un incontro con il nuovo Direttore di Gabinetto del Ministero della Salute entro 30 minuti; quest'ultimo, che appare anch'egli meravigliato di questi ritardi, mi promette l’autorizzazione provvisoria per il nostro ospedale entro due giorni. Il Ministro mi fissa anche un incontro con un responsabile del Ministero degli Affari Esteri che, mostrando grande disponibilità, mi dice che si sarebbe interessato immediatamente per la nostra pratica di riconoscimento. Quando incontro nuovamente il Ministro, stavolta addirittura senza appuntamento, gli faccio presente anche il nostro problema della strada di accesso al presidio sanitario che, anche se più volte rifatta, si ripresenta regolarmente disagevole dopo le varie piogge. Poi ci sono la mancanza della rete Internet, il problema dell’acqua corrente che non arriva sempre, cosa che non è di pertinenza di questo Ministero, ma il mio intento era quello di ottenere un incontro immediato con il Governatore al quale avevo già scritto diverse volte. Detto, fatto: il Ministro mi fa accompagnare subito dal suo assistente con tanto di macchina con autista negli uffici del Governatore il quale però, purtroppo, era fuori in missione. In compenso, vengo ricevuta dal direttore del suo Gabinetto e responsabile per i Lavori Pubblici Ing. Seka Nguia Lazare (con un preavviso di soli 10 minuti!) che raccoglie le mie preoccupazioni e mi promette di interessarsi immediatamente, informando il Governatore sull’importanza del nostro Presidio Sanitario. In seguito, ho fatto molti altri incontri presso l’Amministrazione Territoriale e presso altri uffici pubblici, ho incontrato più volte la nostra equipe dei medici per organizzare al meglio la gestione sanitaria, così come i nostri membri della ONG locale, gli anziani del villaggio per ottenere un ulteriore terreno per gli alloggi del personale, il sindaco di Songon, etc. Nel momento in cui sto scrivendo queste note, apprendo che l'autorizzazione è in arrivo per i prossimi giorni. Speriamo bene. A Songon riscontro che sono stati eseguiti alcuni lavori di ripristino resi necessari a seguito delle forti piogge, dell'umidità e dai danni causati dagli onnipresenti e insidiosi insetti.

È stata quindi data una nuova mano di pittura all'interno e all'esterno, così com'è stata ripristinata la lucidatura delle porte e degli infissi in legno, sono state sostituite le zanzariere danneggiate ed è stato anche creato un accesso in cemento armato per l’ambulanza verso il Pronto Soccorso, indispensabile in caso di piogge e del fango che ne consegue. a vista d’occhio.
Li ho abbracciati uno per uno anche da parte vostra, ho distribuito tante caramelle come sempre, ho scattato un po' di fotografie (le vedete in queste pagine) e ho raccolto le letterine di ringraziamento per quelli e quelle di voi che li sostengono con tanta fedeltà.
Sappiate sempre che, grazie a tutti voi sostenitori, questi bambini sono vestiti, puliti, accuditi e sereni!

Ho anche incontrato i bambini dell’altro villaggio Songon M’Brathé che non sono adottati ma che indossano i vestiti che doniamo loro regolarmente grazie alla generosità del nostro Accademico Dott. Giovanni Basagni, Presidente di Miniconf.
Quello della consegna dei vestiti, è sempre una festa ma per me anche un momento difficile quando mi presento con i valigioni e mi ritrovo davanti una fila che sembra infinita, tanto da non essere sicura di riuscire a soddisfare tutti! Per questo, però, chiedo sempre qualche giorno prima ai capi villaggio di individuare, in base all’elenco degli indumenti con quantità e taglia che fornisco, quali sono i bambini più poveri e bisognosi per dare loro la priorità.
Non finirò mai di ringraziare Giovanni che sostiene la nostra iniziativa ormai da tanti anni!

Un altro incontro frequente e obbligato è quello con il sindaco di Songon Eric N’Koumo-Mobio a Abidjan per discutere tutte le problematiche che lui dovrà seguire e cercare di risolvere.
Già l’anno scorso mi aveva parlato di una piccola cooperativa agricola di giovani volenterosi, tutti diplomati, ai quali aveva dato un terreno per la coltivazione e chiedendomi di riflettere cosa avrei potuto fare per loro.
Certo, fondi non ne abbiamo perché tutti vincolati e necessari per il nostro ospedale per l’acquisto di apparecchiature mediche e dell’allestimento laboratorio analisi. Però ho portato dall’Italia, per loro, diverse varietà di semi, come fagiolini, piselli, zucchine, zucche, insalate varie, bieta, cicoria, prezzemolo, basilico, etc. da sperimentare sul loro terreno. Sono semi che da anni porto anche alle suore e vi dico che il terreno ed il clima sono talmente favorevoli che si possono raccogliere, per esempio, i fagiolini dopo solo due mesi! Ho chiesto a loro di fornirmi i risultati, così da regolarmi per la prossima fornitura.

Un abbraccio!

Carmen Sidel